Ormai è ufficiale! A partire da agosto 2019, con il Decreto Crescita 2019, tutte le strutture ricettive italiane avranno l’obbligo di dotarsi di un codice identificativo che servirà a stanare gli evasori fiscali, a regolamentare il settore degli affitti brevi e a controllare la riscossione delle tasse di soggiorno.
In sostanza, se desideri affittare il tuo immobile per brevi locazioni e soggiorni di media durata, sarai tenuto a pubblicare sul tuo annuncio online un codice univoco composto da lettere e numeri. In caso di inadempienza, devi sapere che puoi incorrere in multe che vanno dai 500 ai 5.000 euro. Ma procediamo con ordine! Vediamo nel dettaglio che cos’è il codice identificativo antievasione e quali sono le principali differenze con il CIR, il codice identificativo di riconoscimento.
Cos’è il codice identificativo antievasione
Il CIA, codice identificativo antievasione non è altro che un codice alfanumerico che identifica sia le strutture ricettive destinate a una locazione di lunga durata sia gli immobili che vengono affittati per pochi giorni o settimane (locazioni brevi). A partire da agosto 2019, il proprietario che è in cerca di inquilini per la propria abitazione sarà obbligato a inserire questo codice in ciascuno degli annunci dedicati alla promozione e commercializzazione del proprio immobile.
I codici verranno registrati e assegnati tramite una banca dati nazionale nella quale sono racchiuse tutte le strutture ricettive italiane, compresi i grandi intermediari del settore immobiliare come Booking, HomeAway e Airbnb. Questo nuovo strumento di controllo verrà inoltre condiviso tra diversi enti politici – amministrativi: il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, l’Agenzia delle Entrate e i Comuni.
In particolare, l’Agenzia delle Entrate avrà il compito di gestire i dati messi a disposizione dalla banca e sanzionare i trasgressori, i quali rischiano di pagare fino a 5000 euro di multa, qualora gli annunci non fossero conformi alle nuove indicazioni del Decreto Crescita.
Non dimentichiamo poi che il codice deve essere lo stesso in ogni comunicazione utilizzata per promuovere e far conoscere la propria abitazione; spetta al proprietario, all’agente immobiliare o al portale di annunci online l’onere di verificare l’esattezza e la coerenza del codice in questione.
Come richiedere il codice identificativo antievasione
Abbiamo detto che il Decreto Crescita prevede che le informazioni sugli ospiti siano inviati tramite la banca dati nazionale all’Agenzia delle Entrate, in modo che quest’ultima controlli gli inadempimenti fiscali e possa regolamentare in maniera più efficace il mercato degli affitti brevi. Tuttavia, dovremo aspettare ancora qualche mese per sapere come richiedere e attivare il codice identificativo antievasione.
Infatti, il decreto ministeriale che avrebbe dovuto sancire le modalità di accesso, gestione e funzionamento della banca dati nazionale, in origine previsto per la fine di luglio, verrà invece discusso ed eventualmente approvato nel mese di settembre. È bene però conoscere qual è la direzione in cui si sta muovendo il governo italiano, in modo da essere pronti per adeguare il proprio immobile alle nuove norme amministrative e fiscali.
CIA e CIR: analogie e differenze
In realtà, una manovra simile per combattere l’evasione fiscale e diminuire la concorrenza sleale era già stata attuata a novembre 2018. La manovra riguardava l’istituzione del cosiddetto CIR, il codice identificativo di riconoscimento, un codice alfanumerico che identifica le case vacanze destinate al settore degli affitti all’interno di una specifica regione.
In Lombardia, ad esempio, i portali online e i proprietari che non inseriscono il CIR negli annunci pensati per pubblicizzare case, ville e appartamenti possono incorrere in multe che variano dai 50 ai 2500 euro. Un po’ meno salate rispetto a quelle previste per il CIA ma pur sempre onerose! Attenzione che per annuncio si intende sia la pubblicità scritta (o stampata) che quella online, cioè attraverso l’ausilio di supporti digitali. Quindi, quei siti web che offrono agli utenti diversi spazi pubblicitari per la promozione di immobili non sono esenti dall’inserimento del codice.
A differenza del CIA, che fa riferimento all’Agenzia delle Entrate, il CIR serve a informare il Comune interessato sull’attività di locazione. Inoltre, il codice permette di avviare la registrazione delle CAV, cioè delle case e degli appartamenti per vacanze destinati a soggiorni di breve e medio periodo. Per capire meglio come trasformare la tua abitazione in una meta turistica e affittarla per brevi periodi, ti rimandiamo al nostro sito.
Come richiedere il codice identificativo di riconoscimento
Le regioni che al momento hanno deciso di mappare e monitorare il fenomeno degli affitti brevi sono Lombardia, Puglia, Sardegna e Toscana. La procedura di richiesta del codice varia da regione a regione e segue un iter preciso.
Per il Comune di Milano, ad esempio, l’acquisizione del CIR relativo alla propria struttura ricettiva avviene tramite il portale regionale Turismo 5 a cui si accede tramite apposite credenziali. Oltre a dover informare il Comune sull’attività di locazione e sulla durata dell’affitto, i proprietari degli immobili hanno l’obbligo di effettuare la registrazione sul sito Alloggiati Web, che comporta la denuncia degli ospiti alla Polizia di Stato italiana.
Per ultimo, ma non meno importante, ricordiamo che la nuova legge prevede anche la possibilità da parte dei Comuni di verificare il pagamento della tassa di soggiorno, in genere applicata ai più importanti centri turistici d’Italia. Sempre attraverso il portale Alloggiati Web, i dati degli ospiti saranno inviati dalle questure all’Agenzia delle Entrate, la quale si occuperà di fornirli ai Comuni italiani che hanno deciso di istituire l’imposta di soggiorno. L’obiettivo è quello di monitorare turisti e albergatori, trasformando l’operazione di controllo in un meccanismo di facile impiego.
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