Il laghetto di San Marco, “el Tumbun” come lo chiamano i milanesi, era uno dei porti di Milano: la sua posizione era strategica per le consegne di carta al Corriere della Sera che aveva (ed ha tutt’ora) sede in Via Solferino. El Tumbun adesso non c’è più ma, tralasciando asfalto e insegne luminose dell’Unicredit, qualcosa di intatto nello scenario rimane, e cioè la chiesa di San Marco. Si dice che la chiesa sia stata dedicata a San Marco per riconoscenza all’aiuto prestato da Venezia a Milano nella lotta contro il Barbarossa. Le prime notizie certe risalgono al 1254, quando Lanfranco Settala, Priore Generale degli Eremitani di Sant’Agostino, fece costruire una chiesa gotica inglobando costruzioni precedenti. La facciata a salienti, tripartita e con un grande rosone centrale in cotto, venne ricostruita nel 1871 da Carlo Maciachini in stile neo gotico.
La chiesa conserva al suo interno tanti piccoli capolavori. Primi fra tutti, gli affreschi di Giovan Paolo Lomazzo Teoria degli Angeli e Storie dei Santi Pietro e Paolo; ad attirare l’attenzione dello spettatore, poi, ci pensa il transetto destro dove si possono ammirare gli affreschi dei Fiammenghini, artisti tardo rinascimentali. Altre opere degne di nota si trovano nel presbiterio: l’altare neoclassico di Giocondo Albertolli, la tela sul lato destro di Camillo Procaccini, La disputa di Sant’Ambrogio e nel catino absidale l’affresco del Genovesino Arbor Ordinis. Fateci un giro e tenete a mente che queste navate sono state calpestate dai calzari di Mozart, che ci abitò, e da quelli di Verdi, che diresse la messa da requiem in onore del primo anniversario della scomparsa di Alessandro Manzoni.
Maggiori informazioni:
Piazza S. Marco, Milano, MI, Italia