C’era un tempo in cui un errore ortografico significava grandi sospiri e sbianchettature precise. Un tempo in cui gli schermi a retina erano pura fantasia, le parole pensate apparivano scritte su un foglio di carta e non era possibile scegliere fra una miriade di font diversi. Il museo della macchina da scrivere è qui a testimoniare quel tempo che fu.
Il museo è strutturato attorno a due piccoli corridoi con le pareti ripiene degli esemplari delle precorritrici dei pc, alcune ritrovate in cantine e scantinati, altre portate direttamente dalla gente che è a conoscenza del museo. Una chicca fra le tante è la Lettera 22 di Indro Montanelli, un oggetto di culto per qualsiasi giornalista nato negli anni ottanta e non solo. Le macchine non sono lasciate sugli scaffali esanime: di ognuna si può percepire l’energia visto che sono tutte accompagnate da foglietti illustrativi che ne narrano origini e storia.Oltrepassando i corridoi, vi immetterete nella stanza più grande, ancora una volta straripante di macchine da scrivere: c’è la Mercedes, la Olivetti, quelle coi caratteri cirillici, quelle con gli ideogrammi cinesi e addirittura quelle con i pulsanti in braille.
Il proprietario, Umberto di Donato, ha deciso di aprire questo museo perché, quando era arrivato dalla provincia di Caserta a Milano, aveva trovato lavoro battendo a macchina. Un tributo, insomma, al suo primo lavoro e al mondo della scrittura analogica. Fateci un salto per scoprire i tesori che custodisce e immergervi in un passato di ritorni a capo rumorosi.
Maggiori informazioni:
Via Luigi Federico Menabrea 10, Milano
Mar, ven e sab: 15.00-19.00
3478845560
www.museodellamacchinadascrivere.org