La chiesa di Santo Stefano in Brolo risale al V secolo ma venne distrutta da un incendio nel 1075 e ricostruita solo in seguito su commissione di Carlo Borromeo. Il nome Brolo deriva dall’area circostante che era un ampio giardino. La chiesa conserva al suo interno alcuni affreschi degni di nota, come la Pietà e il Martirio di Teodoro di Giulio Cesare Procaccini, ma è soprattutto famosa per l’efferato crimine che vi si svolse, degno dei migliori polizieschi. Prendiamo in mano taccuino e lente di ingrandimento e ripercorriamo la vicenda assieme, anche se sarà piuttosto difficile interrogare gli indiziati.
Francesco Sforza e l’ultima dei Visconti si sposarono nel 1450. Dopo aver fatto costruire la Chiesa Santa Maria Incoronata per suggellare il loro amore e dopo aver dato il via alla costruzione della Ca’ Granda, la coppia si concesse un po’ di sana tranquillità e cominciò a dare alla luce un’infinità di eredi, fra i quali Ludovico, detto il Moro, Ascanio e Galeazzo Maria Sforza. Quando Francesco morì, Galeazzo divenne duca ma la sua vita dissoluta non lo mise in buona luce.
Così, invece di risolvere la situazione con una pacifica chiacchierata, il 26 dicembre 1476, mentre Galeazzo e i fratelli si recavano in Santo Stefano per la messa, il neo duca fu assalito e assassinato: la lapide che ricorda questo evento è posta sulla pavimentazione all’ingresso principale. Con Galeazzo morto, Ludovico il Moro divenne duca di Milano e regnò dal 1480 al 1499. Anche se non ci sono prove che testimonino la colpevolezza di Ludovico e anche se di solito, in questi casi, viene incolpato il maggiordomo, tutto sembra portare all’ipotesi del fratricidio.
Maggiori informazioni:
Piazza Santo Stefano, Milano, MI, Italia